Architettura Letteratura

Cortile dell’Imperatore Federico II di Hohenstaufen

Federico II di Hohenstaufen

Uno dei più importanti era il cortile dell’imperatore Federico II di Hohenstaufen, che visse a Palermo, poi a Napoli. Sicilia e sud L’Italia era in questo momento un complesso conglomerato di vari strati culturali: greci, arabi e normanni. I primi, sebbene romanizzati anche sotto Giustiniano (552), furono rinnovati da un nuovo influsso di ellenismo. Sotto l’influenza ellenica caddero anche i Longobardi, che sostituirono i Bizantini: il longobardo Paolo Diacono è chiamato alla corte di Carlo Magno come esperto di lingua greca. Nel X secolo. ci sono ancora diverse biblioteche greche conservate, in una delle quali è stato trovato il romanzo pseudo-callisteno su Alessandro Magno, che divenne la principale fonte di Alessandria dell’Europa occidentale. Da qui, la leggenda dell’Asia Minore sull’Arcangelo Michele (Monte Gargano) è stata trasferita in Normandia (sul Mont St. Michel).

Molte altre vite dei santi orientali si diffusero in Occidente attraverso i greci dell’Italia meridionale. Nel XIII secolo. la gente comune in Puglia e Calabria parlava ancora greco; c’erano anche monasteri greci; nella regione di Otrant, il poeta Nektarios (+ 1235) era l’abate di uno di loro. Dal IX secolo. Inizia l’influenza araba.

Alla corte di Federico, ha influenzato non solo il lusso squisito e le usanze orientali, ma anche una conoscenza dell’educazione araba. Anche prima, “Ottica” di Tolomeo era stata tradotta dall’arabo; Michael Scott (nato nel 1195) introdusse per primo l’Europa ad Aristotele traducendo le sue opere dall’arabo al latino; nel 1232 queste traduzioni furono introdotte nelle università italiane. Molti libri di medicina e matematica sono stati tradotti anche dall’arabo. La terza influenza nel circolo letterario di Friedrich fu provenzale. I trovatori di Provenza sono apparsi da tempo in Italia; sono stati accarezzati dal cortile del markgr. Monferrato e Conti d’Este. Dopo la guerra albigese, soprattutto molti trovatori si riversarono in Italia e in altri paesi vicini. In giro per il mondo, intervenivano spesso in politica: ad esempio Pierre Vidal scriveva contro Genova e l’imperatore Peir Guillem de Lucerne incitava Federico contro Milano.

Avvicinando a sé i trovatori, Federico aveva in mente obiettivi non solo letterari, ma anche politici: gli giovava sostenere quei trovatori che, irritati dalla guerra albigese, erano in inimicizia con il papa, come, ad esempio, Guillam Figueira. C’erano allora molti trovatori italiani che scrivevano in provenzale: Albert Malaspina, Romberto Buvalello, Ferrari, Sordello, cantati da Dante in Purgatorio.

Potrebbe Piacerti Anche ...