Spartizione dell'Impero Romano

Spartizione dell’Impero Romano

I più forti disaccordi e contraddizioni di natura economica e sociale in termini di controllo da parte del governo centrale su territori illimitati minarono le fondamenta dell’Impero Romano di fine periodo, poi crollato. Il malcontento sociale e culturale cresce e si diffonde in tutte le città, mentre il cristianesimo lentamente riempie le nicchie che si sono formate nei luoghi di governo dell’antica Roma. Allo stesso tempo, cresce la resistenza alle invasioni delle tribù barbariche – Slavi, Visigoti, Sassoni, Unni e Vandali. Questi ultimi saccheggiarono le città, che si trasformarono in enormi magazzini, attirando i loro occhi a causa della colossale ricchezza accumulata lì per secoli. Le città si spopolarono presto: i loro abitanti, non più sotto la protezione dell’invincibile esercito romano, per evitare morte o schiavitù, trovarono rifugio nelle campagne – piccoli villaggi e paesi lontani dalle grandi strade. Ha avuto luogo la divisione dell’Impero Romano in Orientale e Occidentale. Quando Ravenna divenne la capitale dell’Impero Romano d’Occidente, e quindi un avamposto di Bisanzio, l’influenza di quest’ultimo crebbe. Di grande importanza la regione del Nord Adriatico tra Ravenna, Aquileia, Venezia e i paesi della laguna veneta (www.ravennaonline.ksm.it). I bizantini acquisiscono proprietà terriere in Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Nelle chiese di queste zone i codici bizantini sono gelosamente custoditi. Lì adorano le icone canoniche della Madre di Dio “Misericordiosa”, “Odigitria” e “Madre del Dio che prega”, portate da Costantinopoli dai profughi greci ortodossi, l’icona “Nostra Signora di Costantinopoli” è venerata dai residenti che hanno accolto profughi dall’est. Nostra Signora di Costantinopoli è la patrona di molte comunità pugliesi, tra cui Aquaviva delle Fonti (provincia di Bari), dove è venerata ancora oggi.

Declino e abbandono per secoli hanno minato la “centralità” dell’Italia. La penisola appenninica fu devastata e devastata a seguito di incessanti incursioni da nord (dove ebbe inizio il dominio dei Longobardi) e da sud (prima, con il crescere dell’influenza di Bisanzio, e poi degli arabi). La nuova immagine della riorganizzazione della vita civile ed economica della capitale dei Longobardi, Pavia, si diffuse nelle campagne e si trincerò via via ovunque (Trento, Bergamo, Spoleto, Benevento, Rieti, Cassino, Cividale del Friuli). I Longobardi, i cui interessi non si limitarono più al saccheggio al saccheggio, si stabilirono nelle zone più fertili e attrezzate, adottarono la religione cattolica e stabilirono rapporti con Roma e lo Stato Pontificio. Così, per più di due secoli, avendo formato un primo regno feudale, hanno svolto un ruolo di primo piano in gran parte della provincia italiana, ponendo fine alle invasioni e incursioni dei barbari e creando un modello economico basato sull’agricoltura e sulla zootecnia.